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25 marzo 2014


Shiawase, in giapponese, significa felicità, fortuna.
Un augurio, una speranza, ma anche un impegno, un modo di essere.
Nella vita, in parte, qualcosa di inafferrabile, che riceviamo con gratitudine, quando arriva.
Solo in parte, però.

Perchè a shiawase credo si debba soprattutto tendere, in maniera attiva e consapevole, nel quotidiano come nel lungo periodo. Programmando le proprie scelte, a volte rinunciando ai propri sogni ed altre volte assecondandoli. Seguendo un po’ la pancia ed un po’ la testa, concedendosi ogni tanto salutari divagazioni sul tema, senza mai perdere di vista il traguardo.

Mi piace pensare sia prima di tutto un impegno con se stessi.
Una specie di patto non scritto, cui nessuno ci vincola a rendere conto. Proprio per questo, spesso così difficile da mantenere.
Shiawase si costruisce piano piano, giorno dopo giorno. 
E altrettanto quotidianamente, si deve custodire, con cura.

Spetta ai nostri progetti alimentarla. Agli obiettivi, ai traguardi, alle ambizioni ed ai sogni. 
Alla nostra capacità di raggiungerli, di realizzarli.

In questa fase della mia vita, ho tanti traguardi tagliati alle spalle e, per fortuna, almeno altrettanti ancora davanti a me. Quelli che, da quando sono padre, servirebbero giornate lunghe il doppio per raggiungere.   
Adesso che il tempo “tutto mio” si è assottigliato drasticamente, mi ritrovo a fare i conti con una proliferazione inversamente proporzionale di intenti e propositi. Le idee in testa si moltiplicano e, quando non trovano realizzazione, tendono pericolosamente alla paralisi, mentre si litigano un ordine di priorità che finisce ciclicamente per essere invertito e poi disatteso. Come runners allineati al nastro di partenza, gomito a gomito, in attesa di uno start che, più tarda ad arrivare, più finisce per spegnerne gli entusiasmi ed aumentarne la confusione.

Un blog.
E’ da tanto che ci pensavo, ma mi è sempre mancato qualcosa. A volte le competenze, il tempo, altre volte i contenuti, spesso la voglia di espormi, per un misto di paura e diffidenza nei confronti della rete.
Ora ho la serenità per farlo.
Scrivo.
Mi improvviso starter e premo il grilletto, per dare inizio alle danze.
Per concretizzare, fare ordine ed iniziare a dar forma a tante idee ancora in attesa.
Perché scrivere mi rende felice. In quanto tale, ancor prima che in maniera funzionale alle mie altre passioni, cui, quasi senza accorgermene, ho già finito per accennare in questa mia specie di dichiarazione d’intenti. E che, poco alla volta, usciranno allo scoperto.
L’incognita è il farlo pubblicamente, ma, oggi, anche questo è un’aspetto con cui sento il desiderio ed il piacere di confrontarmi.
Shiawase ha un bel suono e un significato ancora migliore.
E’ un buon nome, per questa mia finestra.

Sono curioso, di ciò che ne scaturirà.
Per ora, mi godo la sensazione.

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