Modena ha indossato l’abito delle grandi occasioni, durante il fine settimana appena trascorso. Il Festival della Filosofia ha
animato, come ormai da tradizione, le strade e le piazze della mia città, per
una quattro giorni sotto il segno della “Gloria”, il tema cardine di questa
edizione.
Fra le tante (belle) iniziative in programma, ce n’è una in
particolare che ha catturato la mia attenzione. Si tratta di In-k-glorious, una mostra
dedicata all’arte giapponese dell’Irezumi, antica tecnica di decorazione del
corpo, allestita all'interno della galleria d'arte THC di via Carteria.
Irezumi, rappresentato con i kana 入れ墨 (o 入墨), è letteralmente traducibile con “inserire inchiostro” (da
“ireru”-inserire e “sumi”-inchiostro). Irezumi, oggi sinonimo del termine
Horimono 彫り物, (o 彫物) (da
“horu”-inscrivere e “mono”-qualcosa), identifica l’arte del tatuaggio nella
cultura nipponica, pur se, in origine, i due vocaboli rispondevano a connotazioni differenti. Irezumi
rimandava infatti al concetto di appartenenza, indelebile e perenne, ad una casta
o clan, con forte connotato punitivo. Affonda le sue radici nell’idea di
tatuaggio come elemento di distinzione fra carcerati e uomini liberi. Fino alla
metà del XVII secolo [usanza successivamente ripresa anche In epoca Meiji
(1868-1912)] era infatti pratica comune il “marchiare” i criminali con tatuaggi
identificativi. Di qui, la vasta diffusione della tecnica fra i componenti
della Yakuza.
Il tatuaggio conserva
tutta la sua carica simbolica e l’elemento di forte tradizionalità, ma ha una
sfumatura prettamente grafica ed incarna la scelta di chiunque intenda decorare
il proprio corpo per puro gusto estetico, indipendentemente dalle appartenenza
sociali e dallo stile di vita.
Una
cultura affascinante, ricca di tradizione, simbolismi e ritualità.
Una forma
artistica di elevatissimo spessore, quando rappresentata nelle sue forme più
alte (sono pochissimi, i maestri riconosciuti ed in attività, che esercitano
tale arte nella sua forma originaria). Certamente, l’emblema di una scelta di
vita, che segna indelebilmente chi la accoglie sulla propria pelle e finisce
per affascinare chi si trova a rimirarla.
Il
più grande esponente contemporaneo dell'Horimono, tutt'oggi in attività, è il
maestro Horiyoshi III. Il museo da lui fondato nell'anno 2000, nei pressi della
stazione di Yokohama e gestito dall'abile moglie Nakano Mayumi, è punto di
riferimento per gli appassionati di tutto il mondo. La leggenda vuole che Yoshihito
Nakano (classe 1946) rimanga folgorato, ancora ragazzino, alla vista del
tatuaggio di un esponente Yakuza nei bagni pubblici. La curiosità verso
quell'opera d'arte che ricopre l'intero corpo dell'uomo lo spinge alla corte
del maestro Shodai Horiyoshi (Horiyoshi I, nome d'arte di Muramatsu Yoshitsugu). La mano sapiente del figlio, Horiyoshi II, gli
incide sulla pelle il primo tatuaggio e lo rapisce irrimediabilmente. A 25
anni, Nakano diventa discepolo di Horiyoshi II, prima di entrare
definitivamente nella leggenda, con l'epiteto onorifico di Horiyoshi III. Un
epiteto riservato a pochi eletti, tramandato di padre in figlio o di maestro in
discepolo. Horiyoshi IV, con tutta probabilità, sarà il figlio del maestro
Nakano, Kazuyoshi, anche se diversi altri suoi discepoli, quali Horitaka o Horikitsune
(Alex Reinke all’anagrafe, tedesco di nascita, curiosa storia la sua), hanno assunto negli anni una notevole fama.
Ricevere
l'onore di un horimono inciso per mano del maestro Horiyoshi III è evento tanto
raro, quanto costoso. Si stima che le cifre per un tatuaggio full-body arrivino ad
aggirarsi anche sui 75.000€. Cifre stratosferiche, per pochi appassionati,
pronti a sottoporsi a lunghe e parecchio dolorose sedute per fregiarsi di questo
privilegio.
L'Horimono
originale viene infatti realizzato seguendo l'antica
tecnica del Tebori (手彫り), da
"te"-mano e "horu"-incidere. La principale differenza con i
metodi moderni di incisione sta nel fatto che l'inchiostro viene iniettato
sotto pelle utilizzando una stecca di bambù alla cui estremità sono fissati
diversi aghi. Il maestro tatuatore ottiene la trama desiderata conficcando
quindi manualmente gli aghi sotto cute, con rapidi e precisi movimenti della
mano, che indirizzano la stecca di bambù, direzionandola a piacimento. Si
tratta di un procedimento ovviamente molto più lento di quanto non consentano
di ottenere oggi le pistole automatiche che iniettano l'inchiostro sotto
l'epidermide, ma quello che garantisce è la capacità unica di ottenere
gradazioni infinitesimali di tonalità e sfumature difficilmente replicabili con
le macchine.
L'Horimono
tradizionale è anche notevolmente più doloroso, tanto che una seduta di Tebori
difficilmente dura oltre le tre ore, per raggiunto limite di sopportazione. La
pelle guarisce in minor tempo, si infiamma meno e sanguina in maniera inferiore
rispetto ai trattamenti moderni effettuati a macchina, ma il dolore fisico
tende a durare più a lungo, somigliando nel concreto più ad un livido che ad
una scottatura. Per questo motivo, gli Horimono più complessi possono
richiedere spesso diversi anni, prima di vedere la conclusione.
Scegliere
di decorare il proprio corpo con un Horimono eseguito secondo l'arte
tradizionale del tebori richiede pazienza, dedizione, senso estetico e
sopportazione del dolore.
Proprio quest'ultimo aspetto ha determinato la grande
diffusione dell'Irezumi fra i membri dei clan yakuza, in una sfida aperta al
dolore, testimonianza di coraggio e sprezzo della paura.
L'Horimono,
oltre che sotto il profilo tecnico, deve rispettare anche criteri grafici ed
estetici, per essere classificato tale.
Gli elementi ricorrenti trovano la
propria collocazione storica nel folklore e nella tradizione giapponesi: la
carpa, il drago, la tigre, i demoni ed i fiori più carichi di significati
mistici e trascendenti, quali il ciliegio o la peonia.
Di
non secondaria importanza, con riferimento soprattutto all'Irezumi, la scelta
delle aree di cute da destinare alla decorazione. A titolo di esempio,
copertura integrale di schiena, glutei e metà coscia per gli esponenti dei vari
clan yakuza. Incisioni che si protraevano poco al di sotto delle spalle, e sul
petto, lasciandone tuttavia scoperta la parte centrale, in modo da non
interferire con l'utilizzo del tradizionale kimono.
La
mostra allestita in centro a Modena ed ospitata dalla galleria d'arte ed architettura THC è stata di grande interesse e notevole impatto. Un'installazione eseguita con gusto da Silvia Cavalieri ed Eva Ferrari, titolari della galleria e curatrici della mostra in collaborazione con il giovane fotografo leccese Alessandro Migliore e visivamente di forte coinvolgimento.
In-k-glorious il nome dello spazio, a ricalcare l'essenza del tema portante di
questa edizione del Filosofia Festival, la Gloria. Fotografie ,
pannelli stampati, video, disegni e ritratti delle decorazioni del maestro
Horitoshi I hanno rubato la scena, sotto l'occhio vigile di Dragold, il dragone
realizzato in carta con scaglie multicolore, frutto della fantasia dell'artista
Elena Borghi ,
ad incombere dall'alto sulle nostre teste.
Un Irezumi tosto, ruvido ed essenziale, quello del maestro Horitoshi I, che da 45
anni custodisce l'arte del Tebori nel quartiere di Ikebukuro, a Tokyo.
Le
fotografie di alcune delle sue più riuscite incisioni hanno colpito
l'attenzione mia e quella di tanti altri, che, come me, hanno riempito la sala
con occhi sgranati e bocca semiaperta.
A
Silvia ed Eva, titolari della galleria d'arte ed architettura THC, il difficile
compito di edurre gli astanti (per lo più a digiuno della tematica) con poche,
semplici parole su una tecnica così densa di sfumature e ricca di simbolismo e
significati.
Un
evento senza dubbio originale, molto riuscito e ben inserito nel contesto che
lo ha ospitato.
Sono del parere che il tatuaggio in quanto tale, inteso come
forma espressiva di libera scelta, acquisti una propria ragion d’essere nel
momento in cui assolve al duplice compito di comunicare un messaggio a chi lo ammira
ed al tempo stesso racchiuda un significato di cui il possessore sia appieno
consapevole. In questo senso, se non altro per la perseveranza ed il tempo
tecnico richiesti, l’Irezumi non può che essere classificato come forma
artistica di decorazione corporale. Un’arte che trascende la fugace infatuazione
per il tatuaggio intriso del solo valore estetico soggettivo e da esso si
discosta nettamente. E’ processo estremamente profondo e complesso, che
mischia sotto pelle inchiostro, tradizione ed arte. Un segno distintivo di
fronte al quale, indipendentemente dall’essere amanti o meno del tatuaggio,
credo non si possa fare a meno di restare incuriositi ed ammaliati. Un’opera
d’arte a tutto tondo.
Infine
due considerazioni prettamente personali.
Un
piccolo rammarico per non aver potuto assistere di persona alla performance
live di sabato pomeriggio, nel corso della quale il tatuatore giapponese
Toshihide, membro della famiglia Horitoshi, ha pubblicamente realizzato una
decorazione horimono all'interno dello spazio mostra THC.
E una
gradita sorpresa nel ritrovare una vecchia amica, con cui abbiamo diviso i
banchi di scuola delle medie e del liceo, nelle vesti oggi di curatrice della
mostra, nonché titolare della galleria. Non la vedevo da quegli anni, ma è
stato bello fermarsi per un attimo a parlare insieme di Giappone, di scuola e di
percorsi di vita.
ma che dire!!??? grazie filippo, grazie di cuore e complimenti per la preparazione!! averlo saputo prima ti avrei rubato qualche ora per spiegare ai visitatori quanto esposto :)
RispondiEliminaquesto è il nostro contatto: https://www.facebook.com/THCArchitectureVisualCommunication?ref=hl
dove postiamo foto degli eventi e avvisiamo della programmazione in corso, spero di rivederti presto, è stata una bellissima sorpresa tutto quanto!! grazie ancora! silvia
Già, proprio una bella sorpresa! L'avresti mai detto che dopo tanti anni ci saremmo rivisti proprio sotto ad un groviglio di tatuaggi?
EliminaChissà, magari la prossima volta troviamo davvero modo di collaborare ;) ... in effetti la cultura giapponese offre tantissimi spunti interessanti, che si coniugano alla perfezione con il vostro spazio!
Complimenti per la vostra creatività, a presto!