Non lo immaginavo nemmeno, prima che Michele mi raccontasse la sua storia. Una storia al limite della realtà, che ho approfondito, documentato e raccontato a mia volta.
Che mi ha intrigato, emozionato e che mi è anche valsa la prima volta in prima pagina!
Appena una settimana prima, era stata invece la volta di Riccardo, che mi aveva affascinato con la sua impresa fra le dune del deserto dell'Oman, in cui ha corso 165 chilometri in completa autosufficienza.
Quel che adoro della corsa è che ognuno sia libero di interpretare il gesto atletico nel modo che preferisce. C'è chi corre in solitaria e chi insieme agli amici. Chi sceglie distanze brevi, chi allunga verso traguardi più lontani e persino chi finisce per spingersi decisamente oltre l'immaginabile. Qualcuno gira il mondo con le scarpette ed altri non varcano mai i confini della propria provincia. Alcuni corrono al massimo delle proprie possibilità, con i battiti che sembrano impazzire mentre il cronomentro scandisce tiranno i secondi, alcuni girano a passo di crociera, lavorando di resistenza ed altri ancora, invece, del tempo in gara non si curano minimamente e vivono la corsa come momento di evasione, senza alcuna premura.
In questi anni, ho visto crescere il movimento podistico modenese domenica dopo domenica. Correndoci nel mezzo, estate e inverno, l'ho visto cambiare, evolvere, nel target e nei trend, lasciandomene contagiare.
Oggi, avere l'opportunità di poterlo raccontare in via ufficiale, curando le pagine del podismo per la Gazzetta di Modena, è un privilegio.
Certamente un impegno, che richiede tempo ed organizzazione, ma soprattutto un piacere.
Per questo, ho deciso di dare vita sul blog alla sezione "storie di corsa modenesi": una vetrina su quel che combinano i runners modenesi ed un modo per entrare in contatto con tutti coloro i quali abbiano una storia curiosa da raccontare.
Perchè, in qualunque modo si decida di correre, è comunque qualcosa di splendido.
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